Carissimi Confratelli,
com’è a tutti noto, S. E. Mons. Andrea Bellandi, mi ha affidato l’arduo compito di guidare la Comunità dei Diaconi permanenti. Un servizio mai sognato, mai immaginato, lontano mille miglia dai miei pensieri. Comunque una nuova avventura che, con l’aiuto dello Spirito Santo e in piena sintonia con l’Arcivescovo, in qualità di suo Delegato, mi sforzerò di vivere dando il meglio di me.
Attesa la pubblicazione della nomina, ho già incontrato, separatamente, martedì 21 luglio u.s. gli Aspiranti e giovedì 23 luglio u.s., i Diaconi.
Con la presente voglio portarvi a conoscenza dei passi fatti, di quanto detto loro e di come ci muoveremo per il futuro, nella consapevolezza che, il Diaconato permanente, per come condotto e vissuto, ha perso smalto agli occhi di noi presbiteri e dell’intera comunità diocesana.
Gli Aspiranti, alcuni dei quali prossimi all’ordinazione, hanno quasi tutti concluso la triennale e, alcuni, anche il Magistero in Teologia, persone impegnate in famiglia e nell’ambito lavorativo, si è da subito stabilito un bel rapporto che, ho sottolineato, desidero sia qualificato da relazioni autentiche, vere e sincere che devono avere come base un dialogo aperto e sincero tra loro e con me. Li ho fatti presentare, ho chiesto di raccontarsi e di condividere i loro sentimenti in merito al cammino che stanno facendo. Finora guidati da tutor che li “esaminavano” nella riflessione sulla Parola, ho constatato il peso di questa esperienza e la mancanza pratica di introduzione all’utilizzo dei lezionari, del messale e degli stessi rituali, per cui ho sospeso questo servizio, proponendo loro degli incontri formativi ed esplicativi in merito, con il cerimoniere ed altri e l’esperienza concreta presso strutture caritative. Ovviamente, prima di ogni cosa, ho premesso che il cammino che li porterà al diaconato è complementare all’impegno primario da loro assunto che è la famiglia.
Ho raccomandato di costruire un rapporto bello, amicale, fraterno con i parroci della parrocchia di appartenenza e quelli ai quali saranno, in secondo momento, destinati per il ministero. La cura della vita spirituale e la relazione di coppia, punti cardini nel loro cammino formativo e di testimonianza nella vita ecclesiale e sociale.
Diversamente è andata con i diaconi, tutti “dottori” in teologia, dopo la preghiera dell’Angelus e il saluto dato loro da Gerardo Virtuoso, diacono novantunenne di S. Margherita.
Ho iniziato l’incontro con il commento della Lettera dei Vescovi della CEC: “Per una ‘lettura sapienziale’ del tempo presente”, poi li ho esortati a leggerla e meditarla.
Sono quindi passato ad una lettura chiara, esplicita e contestualizzata sulla loro identità, come sono guardati e per nulla apprezzati nella nostra chiesa diocesana, dai noi preti e dai laici; dove si è giunti e “come” e da “dove” bisogna, urgentemente, ripartire. Conditio sine qua non per essere diaconi.
Vi sintetizzo i punti trattati …
Ho concluso esortandoli a costruire innanzitutto tra loro, poi con voi e con me, relazioni vere, belle, amicali, sincere e non formali per riacquistare fiducia in se stessi e testimoniare la bellezza del matrimonio e della famiglia, arricchite dall’essere diaconi – sposi. Tutto ciò sarà possibile se alla base di tutto ci sarà la cura spirituale: preghiera personale, liturgia delle Ore, adorazione eucaristica personale, messa quotidiana (compatibilmente con l’orario di lavoro), confronto con il parroco… confessione sacramentale e frequentazione del padre spirituale.
Penso di non aver detto o chiesto nulla di trascendentale, ma di aver messo le premesse per ridare dignità al diaconato permanente in diocesi. Conto sulla collaborazione affettiva ed effettiva di tutti voi. È l’amore per la nostra chiesa diocesana che lo richiede!
Scusandomi per aver approfittato della vostra pazienza, certo di avervi fatto cosa gradita, vi saluto con affetto.
Salerno, 31 luglio 2020
Sac. Sabato Naddeo
Delegato Arcivescovile
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