Warning: Cannot modify header information - headers already sent by (output started at /home/ujfuhz7jn2wd/public_html/comunitadiaconalesalerno.it/index.php:1) in /home/ujfuhz7jn2wd/public_html/comunitadiaconalesalerno.it/wp-includes/feed-rss2.php on line 8
Incontri Delegato – Comunità Diaconale Diocesi di Salerno, Acerno, Campagna https://www.comunitadiaconalesalerno.it Mon, 08 Mar 2021 16:03:28 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.9.9 https://www.comunitadiaconalesalerno.it/wp-content/uploads/2021/01/cropped-ms-icon-310x310-1-32x32.png Incontri Delegato – Comunità Diaconale Diocesi di Salerno, Acerno, Campagna https://www.comunitadiaconalesalerno.it 32 32 Viviamo la Quaresima mettendoci alla scuola della Parola https://www.comunitadiaconalesalerno.it/viviamo-la-quaresima-mettendoci-alla-scuola-della-parola/ Sat, 06 Mar 2021 15:20:57 +0000 http://www.comunitadiaconalesalerno.it/?p=2993 Formazione  Comunità Diaconale e Gruppo “In … cammino” “Viviamo la Quaresima mettendoci alla scuola della Parola”   Ore 15,50 Accoglienza. Ore 16,00 Saluto di benvenuto e Recita dell’Angelus Ore 16,15 Prima di iniziare la meditazione: Non potendo realizzare dei laboratori o gruppi di    confronto, durante la meditazione vi darò del tempo per la riflessione personale, […]

L'articolo Viviamo la Quaresima mettendoci alla scuola della Parola proviene da Comunità Diaconale Diocesi di Salerno, Acerno, Campagna.

]]>
Formazione  Comunità Diaconale e Gruppo “In … cammino”
“Viviamo la Quaresima mettendoci alla scuola della Parola”

 

Ore 15,50 Accoglienza.

Ore 16,00 Saluto di benvenuto e Recita dell’Angelus

Ore 16,15 Prima di iniziare la meditazione: Non potendo realizzare dei laboratori o gruppi di    confronto, durante la meditazione vi darò del tempo per la riflessione personale, una pausa caffè…, visto che siamo on line, e concluderemo con il Vespro.

Ore 18,45 Recita del Vespro.

Ore 19,00 Saluti e santa domenica.

Appunti … per la Meditazione

Premessa: parlerò a me prete e a voi diaconi, accoliti, lettori… amici in cammino verso il diaconato permanente.  Siamo a nove mesi dall’inizio del nostro cammino insieme e nel mezzo del cammino quaresimale.

La Quaresima per noi:

  • è tempo di grazia…
  • è la festa della misericordia di Dio…
  • l’opportunità per ritornare a Dio
  • per lasciarci ricreare dall’amore dalla misericordia di Dio
  • è tempo di togliere la maschera! Di metterci dinanzi a Dio nella consapevolezza che Lui sa tutto di me ed io, nella mia povertà, ho bisogno di Lui.

Ogni ideale, ogni scelta, la nostra, perché contagi e convinca la vita dei fratelli, partendo dalla nostra comunità, deve incarnarsi e tradursi in testimonianza di vita.

Ovunque siamo noi uomini ad agire, anche nella nostra vita di persone segnate dal crisma divino, a partire dal Battesimo, nel nostro essere preti e diaconi, è facile che si scelga:

  • la via del meno nei confronti del più;
  • la cattedra più del maestro;
  • la lettera più dello spirito;
  • le forme esteriori più della giustizia e della misericordia.

Quante volte chiamiamo:

  • prudenza la mancanza di coraggio,
  • discernimento la mancanza di iniziativa,
  • saggezza la mancanza di equilibrio,
  • modestia la mancanza di sincerità nel manifestare le nostre incapacità…

Mi chiedo:

  • come agisco nella mia vita di persona consacrata per servire?
  • Servo o mi servo della Chiesa e della liturgia per apparire?
  • Mi lascio “inquietare” dalla Parola di Dio?
  • Quanto incide la preghiera, l’impegno della Liturgia delle Ore nella mia vita?
  • Celebro la Liturgia delle Ore come celebro, partecipo e vivo le liturgie?

Di conseguenza: 

  • non serve a nulla la professione di fede, un servizio liturgico impeccabile, i canti eseguiti bene, il mio presiedere l’Eucaristia, i sacramenti, la liturgia della Parola, i vespri e quant’altro se non mi cambiano la vita;
  • non serve a nulla che presto il mio servizio in ospedale o negli altri luoghi della carità, mensa, dormitorio, centro di ascolto se la persona più importante sono io e il mio “fare” non è con Dio;
  • parliamo, dibattiamo e sfoggiamo il nostro “sapere” perché magari non si rispettano le norme liturgiche, il parroco ha fatto così, avrebbe dovuto fare diversamente… toccava a me e non mi hanno fatto fare, mi ha chiamato, non mi chiamato… mi ha detto, non mi ha detto…..
  • l’umanità dov’è, la maturità dov’è, la crescita spirituale dov’è?

Mi devo interrogare seriamente: io sono prete? … Io sono diacono, io sono accolito, io sono lettore, io sono in cammino per il diaconato?   Cosa mi chiede la Quaresima per la mia conversione?

Giù la maschera!!!  E’ il Signore che mi chiama a convertirmi!  Ecco l’opportunità da cogliere in questo tempo santo che stiamo vivendo.

Quindi, al di là degli studi in corso o espletati, è necessario metterci alla scuola dell’Unico Maestro, il Signore Gesù.

Dobbiamo riscoprirci:    discepoli della Parola

Durante l’iter formativo mi, vi sono stati consegnati o vi saranno consegnati per quelli che sono in cammino la Parola e i Sacramenti.

Noi non possiamo prescindere da essi. Origene sosteneva:

“Voglio ammonirvi con esempi tratti dalla vostra pratica religiosa, siete abituati a partecipare ai divini misteri e sapete che ricevendo il Corpo del Signore lo custodite con ogni riguardo e venerazione, così che nessuna briciola del dono consacrato cada e vada perduto. Vi sentireste colpevoli a ragione se per negligenza qualcosa restasse perso. Ora se avete tale cura nel custodire il suo corpo, e a ragione, come potreste considerare una colpa minore trascurare la parola di Dio?” (Omelie sull’Esodo, 13,3)

La Parola di Dio non ha una funzione puramente informativa che va accolta solo con l’intelligenza, ma è Parola di vita: contiene, nutre e accresce la vita spirituale.

Pensate ai segni che facciamo su noi alla proclamazione del Vangelo…

Con essa accogliamo il messaggio e Colui che lo trasmette.

Perché ci giriamo all’ambone nel momento in cui si proclama il Vangelo? …

 

Solo l’ascolto attento mette in sintonia le facoltà dell’uomo e genera una fede obbediente.

Nel nostro servizio, nel nostro ministero noi siamo chiamati a:

 

  1. Servire la Parola
  2. Vivere la Parola
  3. Annunciare la Parola
  4. Testimoniare la Parola

 

Servire la Parola

E’ nostro preciso impegno, assunto nel ministero del Lettorato e nell’ordinazione:

ascoltare, accogliere, contemplare e servire la Parola

  • Essere servo della Parola significa non sostituire le parole alla Parola, ma fare in modo che Dio parli attraverso di noi.
  • Quindi pensare, meditare, studiare e pregare la Parola perché le nostre parole trasmettano la forza della Parola che sola illumina, da senso e significato a tutte le situazioni della vita umana.

Diceva S. Agostino: “il vero servitore della Parola è colui che con gli occhi del cuore riesce a capire il cuore delle Sacre Scritture”

Il Concilio nella Dei Verbum ai nn. 24 e 25:

“… Anche il ministero della parola, cioè la predicazione pastorale, la catechesi e ogni tipo di istruzione cristiana, nella quale l’omelia liturgica deve avere un posto privilegiato, trova in questa stessa parola della Scrittura un sano nutrimento e un santo vigore.

Perciò è necessario che tutti i chierici, principalmente i sacerdoti e quanti, come i diaconi o i catechisti, attendono legittimamente al ministero della parola, conservino un contatto continuo con le Scritture mediante una lettura spirituale assidua e uno studio accurato, affinché non diventi « un vano predicatore della parola di Dio all’esterno colui che non l’ascolta dentro di sé», mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le sovrabbondanti ricchezze della parola divina, specialmente nella sacra liturgia”.

A me è stata consegnata la Parola, sarà consegnata non per farne sfoggio di cultura.

Quindi non padrone della Parola, che uso a mio piacimento, per coprire o mascherare il mio disimpegno, ma servo della Parola che prima deve plasmare me e poi la gente alla quale io sono, sarò chiamato a spezzarla.

Spunti per la riflessione personale     (10/15’)

  1. Come agisco nella mia vita di persona consacrata per servire?
  2. Servo o mi servo della chiesa e della liturgia per apparire?
  3. Mi lascio “inquietare” dalla parola di DIO?
  4. Quanto incide la preghiera, l’impegno della liturgia delle ore nella mia vita?
  5. Celebro la liturgia delle ore come vivo le liturgie?

Canto iphad: Ascolterò la tua parola

  1. Vivere la Parola

È opportuno richiamare alcune particolarità della Parola:

  • può essere vissuta da tutti, ad ogni età…
  • è come l’Eucaristia! Es: come in ogni ostia consacrata c’è tutto Gesù, così, vivendo una sola parola del Vangelo si vive tutto il Vangelo…
  • è sempre originale nel mio essere in divenire, nel mio cammino di uomo e di credente… la ascolto tante volte, conosco le parabole i brani del Vg… ma io non sono sempre lo stesso…;
  • mi porta ad entrare in sintonia con Dio, mi plasma come il vasaio con la creta e mi porta a pensare come Lui.

Sono chiamato a viverla in mezzo alla mia gente, con la mia gente e per la crescita personale, spirituale, morale e civica della mia gente.   …  “l’odore delle pecore”.

Una cosa devo aver chiaro… la Parola di Dio è concretezza!  

E la Parola da me:

  • proclamata e non praticata,
  • conosciuta e non amata,
  • creduta e non osservata… sarà la mia condanna.

Cfr. Luca 12,39-48 “Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate”.

Il vangelo insiste sulla vigilanza illuminata dalla Parola. Devo vigilare sulla mia vita!

Attenzione a non lasciarci  rubare la vita, la vita spirituale, la famiglia, il matrimonio, il ministero.

Pietro: “Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?»”.                    Signore la dici per me prete, per te diacono, accolito, lettore, amico che sei in cammino… ?

Gesù: “il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, e lo punirà con rigore assegnandogli il posto fra gli infedeli”…..  “Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse.  A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più”.  

A me, a voi tutti è stato affidato molto di più!!!

 

Spunti per la riflessione personale         10/15’

  • Sono consapevole dell’importanza della parola?
  • La sperimento nella mia vita quotidiana?
  • Quanto mi lascio “inquietare” dalla parola di DIO?
  • Nel momento in cui il Signore mi manifesta la sua volontà, attraverso il Vescovo, il delegato ecc.. COME MI REGOLO?

Canto iphad: Beati quelli che ascoltano.

Annunciare la Parola

 Mc16, 15    “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” 

Gli Atti degli Apostoli ci dicono chiaramente che l’annuncio della Parola identifica messaggio e messaggero.

Io, tu, ciascuno di noi… questo sono chiamato a sperimentare, a vivere…,  a raccontare con la freschezza e la trasparenza della mia vita….. quanto la forza  della Parola realizza in me.

Così cresce la Chiesa, il presbiterio, la nostra comunità, la società, perché le nostre inadempienze, come i nostri peccati, hanno sempre un risvolto personale, ecclesiale e sociale…

Certamente, se la Parola di Dio non trova accoglienza, non affascina, non coinvolge la vita di tanti, sarà perché la predicazione sarà stata ricca di paroloni, le omelie lontane dalla vita, un misto di conferenze o esegesi ma povere del rapporto con Cristo e della conoscenza di Cristo via, verità e vita.

Annunciare la Parola di Dio non è dire una buona parola ma:

  • spezzare la Parola per seminare speranza;
  • essere fedeli a quanto dice la Parola
  • essere attenti al linguaggio perché sia degno della Parola che annuncio;
  • adattare il linguaggio a coloro che ascoltano perché arrivi al cuore la Parola;
  • trovare nuove modalità nell’annuncio a seconda degli ascoltatori….. (es. oggi)

Quindi è necessario:

  • mettersi alla scuola della Parola: leggerla, studiarla, meditarla per arricchirsi spiritualmente, rinnovarsi, imparare a guardare come ci guarda Dio. S. Girolamo: “L’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo”
  • essere annunciatore, messaggero della Parola che salva. La gente della mia parrocchia, il luogo dove sono chiamato ad esercitare la carità, le persone che incontro nel quotidiano, che sanno chi sono, hanno tutto il diritto di conoscere che cosa la Parola dice a me, a te, a loro…. qui ed ora.
  • Non omelie superficiali,

Le omelie che troviamo già pronte, i sussidi per la predicazione possono essere un aiuto per la preparazione, un arricchimento…; mai sostituire il mio impegno, il mio lasciarmi “inquietare” dalla Parola, mettermi in discussione.

Fermo restando che le omelie che troviamo, spesso, sono frutto del lavoro di studiosi senza esperienza pastorale, senza contatto con il vissuto, lontane dalla vita e dal linguaggio delle persone… disincarnate, lontane da quanto il Signore ci dice e incapaci di illuminare le situazioni della vita.

Offrire una omelia così… sarebbe una grave mancanza di carità verso le nostre assemblee!  Saremmo come un bronzo che suona o un cembalo che tintinna…

Quando la gente non è interessata significa che non si sente coinvolta… paroloni, perfezione…

Battiamo l’aria, sfoggiamo cultura… potremmo sentirci ripetere dal Signore “Mi onori con le labbra, ma il tuo cuore è lontano da me”.

Quando le nostre parole non sono sostanziate dalla Parola, non fanno innamorare, non suscitano il desiderio di Dio. (es. d. Leone).

 

Spunti per la riflessione personale         10/15’

  • Leggo e medito la parola di Dio ogni giorno?
  • Mi preparo a “proclamare” la parola o salgo all’ambone improvvisando?
  • Alla luce di quanto ascoltato come preparo la mia omelia?
  • Le mie parole trasmettono la tenerezza, la misericordia, l’amore di Dio per i fratelli o incutono timore, bloccano, allontanano le persone semplici?

Testimoniare la Parola

Per vivere la testimonianza dobbiamo riscoprire l’apostolato della compagnia.

Mi piace leggere così il viaggio che Papa Francesco sta facendo in Iraq. Sta incontrando tutti non per … “prendere il caffè”, forse anche quello o altro…, perché segno di accoglienza, di rispetto, di amicizia…

Ma sta chiamando le cose per nome!  Rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona, la libertà per le minoranze religiose, l’eliminazione della violenza e del fondamentalismo, ecc. …

22”Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, 23noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; 24ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. 25Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.                              (I Cor. 1,22-25)

Testimoniare la Parola non è questione di prepararsi e … cantare la canzone a memoria, ma

  • Farm, farci prossimo, compagni di strada della nostra gente
  • riscoprire il fine della Chiesa che è l’evangelizzazione…
  • puntare al volto missionario della parrocchia… “l’odore delle pecore”…..
  • contribuire alla conversione pastorale della parrocchia convertendo la mia vita, la mia

mentalità, il mio  ministero prima di tutto e tutti..

Tutto quanto il Papa dice, insegna, fa è segno della concretezza che deve caratterizzare la nostra testimonianza.

  • La fede non si dice, si racconta con la vita;
  • la carità non si predica … , si pratica;
  • la nostra speranza non è quella “umana”… l’ultima a morire.

Per me, per te Cristo è la mia speranza, in Lui ho posto la mia speranza, è Lui la speranza dell’umanità.   Altrimenti

  • andando avanti negli anni… quando la malattia, la prova, la morte di una persona cara, la mancanza di lavoro bussano alla porta del mio cuore, della mia vita, della mia famiglia, di persone care…come mi regolerò?
  • Mi sarà chiesto di andare altrove, cambiare parrocchia, prestare un altro servizio… quale sarà la mia testimonianza? Sarei meschino a nascondermi dietro calcoli umani di prestigio, di convenienza, di appartenenza.
  • A chi mi sono, ti sei consacrato? A chi hai promesso fedeltà?

Cantiamo nelle nostre celebrazioni:  “Cristo Gesù, speranza delle genti, salvezza di ogni debole, ricchezza di ogni povero: sei la mia eredità”.

Occorre uno stile di vita, mio e vostro, che suscita curiosità, che attrae, che interroga, direi che inquieta,  mette a pensare… tutti, anche chi non crede, chi vive nel dubbio… è senza fede..

Chi mi guarda, leggendo il mio modo di essere, di relazionarmi, di parlare, di regolarmi cosa pensa, da che cosa è attratto o allontanato?

Ricordate alla consegna del libro dei Vangeli?

“Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei divenuto l’annunziatore:

credi ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”.

La rivelazione è avvenuta attraverso eventi e parole intimamente connessi? Ne consegue che anche noi siamo chiamati ad essere sacramento di Cristo, persone, segni che indicano Cristo con la Parola e con la vita.

Essere testimoni significa quindi per me, per te, per voi:

  • incarnare la Parola
  • lasciarsi possedere dalla Parla
  • predicare la Parola con la vita.

 

Spunti per la riflessione personale         10/15’

  • Nelle mie relazioni con gli altri sono aperto e accogliente o distinguo, scelgo le persone con le quali stare abitualmente?
  • Il mio stile di vita aiuta le persone della parrocchia o del luogo dove vivo il mio sevizio ad incontrare Gesù Cristo o le allontana?
  • Sono convinto, sperimento nella mia vita quotidiana che il Signore è sempre con me, è la mia forza, è lui che mi rende capace di testimoniarlo?

 

 

 

L'articolo Viviamo la Quaresima mettendoci alla scuola della Parola proviene da Comunità Diaconale Diocesi di Salerno, Acerno, Campagna.

]]>