Saluto di S E. Mons Antonio Di Donna

Presidente della CEC alla giornata Regionale dei Diaconi 30 ottobre 2021

Rivolgo un Saluto particolare a Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI, a Don Gennaro e Don Lucio. Ringrazio Mons. Stefano che è venuto oggi per tenere la sua relazione a tutti voi Diaconi della Campania, e tornerà domani a Napoli per partecipare all’Ordinazione Episcopale dei tre nuovi Vescovi Ausiliari. Grazie mille, don Stefano!

Mons. Russo è molto stimato come Segretario Generale della CEI, lo ringrazio per il servizio generoso alle Chiese che sono in Italia, in particolare in questo tempo durante il quale, su impulso di Papa Francesco, esse sono impegnate nel cammino sinodale.  Certamente è un periodo affascinante, forte e molto impegnativo. Lo sosteniamo con la nostra preghiera perché la Chiesa italiana possa incamminarsi decisamente per questo cammino sinodale, affinché ci siano frutti abbondanti di grazia.

Tra i frutti belli del Concilio Vaticano II, come sappiamo e come sapete, ci siete anche voi.

Dopo più di un millennio dalla scomparsa del Diaconato, i Padri del Concilio si orientarono a ripristinarlo, a rimetterlo di nuovo e restaurarlo nella forma permanente.

Penso che in questo momento un pò di storia non guasti. Il ripristino del Diaconato Permanente fu uno dei punti più dibattuti nel Concilio, come possiamo apprendere leggendo i documenti, la cronaca e i diari conciliari. La saggezza di un Papa, un grande Papa, oggi Santo, San Paolo VI volle che le decisioni dei Padri Conciliari fossero prese, per quanto possibile, all’unanimità. San Paolo VI sapeva bene che se qualche punto non avesse avuto una grande maggioranza, i problemi sarebbero sorti nella ricezione del Concilio da parte della Chiesa. Infatti tutti i documenti del concilio sono stati approvati dai Padri, e poi dal Papa stesso, con un’ampia maggioranza. Il ripristino del Diaconato nella forma permanente fu uno dei punti più dibattuti e approvato con uno scarto minimo voti. Lo dico perché già allora sono nate le difficoltà che poi sono venute fuori in questi 60 anni dal Concilio Vaticano II.

Le Chiese della Campania hanno recepito subito questo orientamento conciliare e l’hanno accolto con molta simpatia. Provengo dalla Chiesa di Napoli e come non ricordare che il Card. Corrado Ursi fu tra i primi ad ordinare i diaconi. Teneva a dire che, anche se in una Parrocchia ci fossero dieci preti, avrebbe sempre ordinato i diaconi e inviati in quella Parrocchia, perché essi non dipendevano dal numero dei preti.

Napoli è stata la prima diocesi in Campania che grazie al Card. Ursi accolse il Diaconato, insieme al suo collaboratore stretto in questo campo, il compianto Mons. Ugo Grazioso a cui va il nostro grato ricordo.  Le Arcidiocesi di Napoli e Salerno furono tra le prime in Campania. In Italia ricordiamo la Diocesi di Reggio Emilia con Don Alberto Altana che fu tra i protagonisti del ripristino del Diaconato Permanente; e l’Arcidiocesi di Torino con il compianto e grande Card. Michele Pellegrino. Furono queste le Chiese che subito dopo il Concilio accolsero il Diaconato Permanente

Cari amici diaconi, quante cose in 60 anni sono state dette e scritte su di voi e sul diaconato, e soprattutto quante cose sull’esercizio del vostro Ministero nelle nostre Chiese.  Dobbiamo riconoscere che ancora oggi, è un dato di fatto, facciamo fatica a capire e conoscere; d’altra parte il vuoto di più di un millennio durante il quale il diaconato è scomparso, ripreso poi dal Concilio, non ci aiuta.

La storia e la natura non fanno salti!

Siamo appena a 50/60 anni dal Concilio, siamo all’aurora di un nuovo giorno.

Molto bello l’ultimo libro del card Loris Capovilla, Segretario di Papa Giovanni XXIII, che raccolse le ultime parole di san Giovanni XXIII sul letto di morte. Tra le altre disse: “tantum aurora est” “siamo appena all’aurora”. Non siamo all’aurora, non siamo alle ore 5.00, siamo alle ore 7.00, ma il giorno è ancora lungo per quanto riguarda la ricezione del Concilio e del Diaconato Permanente nelle nostre Chiese.

Ancora oggi ci sono alcuni problemi, voglio ricordare due, che qualche Chiesa ha già risolto:

  • La formazione iniziale al diaconato permanente che dev’essere di qualità
  • La vita ministeriale dei diaconi.

Questo cammino sinodale può offrire anche ai Diaconi l’opportunità di mettersi in ascolto degli altri, ma soprattutto di mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito Santo dice alle nostre Chiese, e, sono sicuro, che produrrà frutto anche in questo senso.

In merito al tema di questa mattina, che Mons. Russo articolerà nella sua relazione, permettetemi di dire che un grosso orizzonte si apre davanti a noi e a voi in ordine all’annuncio del Vangelo.

Penso che il ministero del diacono con la sua sposa sia oggi il Ministero dell’annuncio del Vangelo e dell’Evangelizzazione fuori le mura del Tempio, fuori le sacrestie, fuori gli uffici: andare,  uscire verso quelli che sono i così detti “lontani”.

Mi ha sempre colpito in passato una definizione del diacono: uomini della soglia, quelli che stanno tra la casa e l’esterno; quelli che portano l’annuncio de Vangelo nelle case, nelle famiglie. Penso ai Centri di ascolto del Vangelo, le visite alle famiglie, forme di missionarietà, quelle forme che proprio la pandemia paradossalmente ci ha fatto riscoprire.

Dio non voglia che la preoccupazione di aspettare la fine della pandemia, che ci auguriamo finisca presto, ci faccia ritornare alle cose di prima come se nulla fosse successo; come se questa pandemia non avesse dato dei forti insegnamenti. Il primo insegnamento è: uscite, andate, non tornate alle forme di prima.

Non è stata la pandemia ha creare la crisi pastorale, già c’erano le criticità pastorali in cui le nostre chiese si dibattevano da decenni.  La pandemia le ha acuite, le ha scoperchiate, portate a galla. Se queste cose, certi schemi logori, intellettualistici, moralistici non andavano bene prima e lo sappiamo, sarebbe da suicidi e da miopi riproporle tale e quale dopo questo periodo di crisi pandemica come se nulla fosse accaduto.

Credo che la pista da seguire, opinione mia personale ma condivisa da Vescovi e Teologi e altri, sia l’annuncio del Vangelo. Ciò comporterebbe anche una minore criticità nei rapporti con i Parroci, intra parrocchiali e collegiali perché i diaconi, Ministri della soglia, porterebbero l’annuncio del Vangelo fuori la Chiesa in mondi come la scuola, il lavoro, gli ospedali, la cultura; mondi lontani ai quali non parliamo più o quasi, perché facciamo fatica a comprendere. Può darsi che questa sia la voce dello Spirito in questo tempo.

 

I Vescovi della Campania da anni hanno delegato il caro don Gennarino Acampa, a seguire i Diaconi come Vescovo incaricato. P. Gennaro vi vuole bene e vi segue con tanta premura.

In nome dei Vescovi della Campania lo ringrazio per il suo operato. Ora per raggiunti limiti di età è dimissionario come Vescovo Ausiliare di Napoli. Forse vorrebbe lasciare anche quest’incarico e forse vi ha convocato questa mattina anche per salutarvi. Ma io che amo il calcio, lo prendo in contropiede e prima che lui possa dire qualcosa, insieme agli altri Vescovi gli abbiamo chiesto di rimanere a livello Regionale nell’incarico, quindi lo confermiamo come Vescovo Delegato per il Diaconato Permanente.

Grazie e buona mattinata.

30 ottobre 2021

(Trascrizione del saluto di S.E. Mons. Antonio Di Donna ai partecipanti alla Giornata Regionale dei Diaconi Permanenti della Campania. Il presente scritto non è stato riveduto da Mons. Di Donna).

            Diacono Giuseppe Daniele